martedì 26 ottobre 2010

La pericolosità di una piuma (Contro In Formazione)

Fini rinfresca la memoria a Marchionne
“Marchionne mi sembra che ieri abbia dimostrato, pur essendo italo-canadese, di essere più canadese che italiano”. Commenta così, il presidente della Camera Gianfranco Fini, le parole pronunciate ieri dall’amministratore delegato della Fiat al programma di Fabio Fazio, ad un incontro con gli studenti delle scuole superiori di Rovigo.
“Ha detto una cosa naturale per il top manager canadese. Ma è un po’ paradossale che lo dica l’amministratore delegato della Fiat, Fabbrica Italiana Automobili Torino, perchè‚ se la Fiat è un grande colosso lo deve al fatto che è stato per grandissimo tempo il contribuente italiano, lo Stato, a impedire alla Fiat di non affondare”, ha aggiunto Fini.
Non è un paradosso – ha aggiunto Fini – se lo dice a noi classe dirigente ‘non ce la facciamo con questa concorrenza serrata”‘. Ma, ha concluso, “l’Italia non riuscira’ mai a vincere la gara se puntera’ solo sulla quantita’ e non sulla qualita”. “Di questo – ha concluso riferendosi ai temi economici e del welfare piu’ in generale – mi piacerebbe parlare nella politica italiana, non di quello di cui si parla tutti i giorni sulle prime pagine dei giornali”.

Il Pd: omette errori industriali
Nella polemica Fiat entra anche Stefano Fassina, responsabile Economia e Lavoro del Pd per il quale “il dott. Marchionne nella sua analisi della situazione italiana e dei comportamenti sindacali omette un dato di fondo: le carenze della Fiat nelle politiche per gli investimenti, nella progettazione e produzione di modelli, nell’organizzazione produttiva”. Secondo Fassina, “La Fiat ha una produzione concentrata sulla gamma medio-bassa del mercato globale dell’auto, una gamma caratterizzata da margini di profitto bassissimi, una gamma dove è necessario comprimere il costo del lavoro. Non ha caso – prosegue – la Fiat fa profitti nei Paesi europei e nel mondo dove il costo del lavoro è una frazione di quello italiano. Se invece che in Italia, la Fiat producesse in Germania, in Francia o in Austria non riuscirebbe ad essere competitiva a causa dei modelli che produce”.
Quindi, “Fabbrica Italia – conclude Fassina – dovrebbe servire ad innalzare la qualità dei modelli. Per ora, abbiamo assistito a continue richieste di intensificazione dei ritmi di lavoro, ad un continua offensiva per la riduzione dei costi di lavoro, ma non abbiamo visto nessun piano articolato sui modelli da produrre, l’organizzazione della produzione e delle filiere della componentistica”.

fonte www.rainews24.it


Che uomini di poca fede siamo noi di Thule!
Ieri dubitavamo, in un modo veramente da miscredenti senza Dio, che la classe politica italiana non avesse più voce, che non trovasse più la forza di dire il fatto suo al cinghialone in maglione nero, invece…
Invece ecco le “dure” prese di posizione di due pezzi a novanta…pardon…da novanta, delle Istituzioni repubblicane. Sono scesi in campo a difesa dell’italica manodopera nazionale, niente meno che il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, ed il responsabile all’economia ed al lavoro del Partito Democratica, Stefano Fassina.
Se del primo,  alta carica dello Stato, sappiamo tutte le vicende casalinghe, dell’altro, ci perdoni l’interessato, non immaginavamo nemmeno l’esistenza.
Comunque sia, meglio accontentarsi di questi tempi, e non badare troppo al reale peso specifico di chi affronta il Marchionne a muso duro…si fa per dire.
Fini ormai, pur di ritagliarsi un qualsiasi spazio di sopravvivenza politica, disserterebbe con il suo stile britannico anche sulla vitale questione se sia nato prima l’uovo o la gallina, e su chi dei due sia più rispecchiante quella “destra moderna” che lui immagina possa esistere nel paese di Babbo Natale.
Dell’altro non riusciamo a spiegarci il senso dell’esistenza, ed un tantinello temiamo sia un esemplare di figurino estemporaneo, buono per una comparsata ogni tanto.
Siamo certi che da gran pezzo di…pane…qual’è Marchionne, avrà sicuramente preso in massima considerazione le due cacofoniche voci patrie; che lo invitano a “rinfrescarsi” la memoria, e anche a prendere in considerazione le mirabolanti idee per un rilancio industriale tricolore, proposto da chi ha cambiato spesso tinta alla propria camicia e ai propri vessilli.
La coerenza è sempre stato elemento di punta, nella democrazia rappresentativa italiana.

Gabriele Gruppo

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